«I voucher erano l’unico strumento legale, tracciabile, soggetto a copertura Inps e Inail, e idoneo a coprire prestazioni saltuarie e occasionali anche nelle imprese. E la scelta della loro cancellazione, legata più alla volontà di evitare il referendum che ad una valutazione di merito, è sbagliata: crea infatti un vuoto, non tenendo conto che quelle prestazioni sono comunque presenti nelle imprese». Così Giorgio Vecchi, presidente provinciale di Confcommercio Modena.

Una vicenda, quella dei voucher, giunta, dopo mesi di discussioni politiche insensate, ad un epilogo ancor più paradossale: nei settori rappresentati da Confcommercio Modena, in particolare nel turismo e nella ristorazione, dove peraltro l’occupazione stabile è cresciuta, i voucher erano uno strumento mai abusato e molto apprezzato, soprattutto perché consentivano di operare legalmente e con semplicità. In particolare per un comparto, come quello dei bar, dei ristoranti e in generale per tutto il settore del fuoricasa, caratterizzato da stagionalità e picchi di lavoro imprevedibili.

«Chi ha invocato l’eliminazione dei voucher», puntualizza Vecchi, «considerandoli un sostituto dei contratti più stabili, ha sostenuto una tesi puramente ideologica, che viene contraddetta dai fatti: il bilancio degli ultimi sette anni di crisi economica dimostra che le imprese del settori ristorazione e ricettività hanno non solo mantenuto l’occupazione, ma sono riuscite ad incrementarla utilizzando contratti considerati più stabili. Mentre l’incidenza dei voucher si è sempre attestata, come evidenziano le analisi condotte dal nostro centro studi, attorno al 10% della forza lavoro delle imprese modenesi».

«L’unico obiettivo che verrà raggiunto con la cancellazione dei voucher», conclude Vecchi, «sarà probabilmente quello di disperdere potenziali occasioni di occupazione».