Ex Consorzio Agrario, ex Samis Bellentani, ex Pro Latte, Ex Fonderie, Ex Cisa Cerdisa, Ex Ceramiche Campanella, ex Benfra. Sono solo alcuni dei più eclatanti esempi di aree industriali che da decenni attendono di essere bonificate, riconvertite e restituite alle rispettive comunità. In non pochi casi, poi, questi comparti vivono una situazione di assoluto degrado e sono divenuti discariche a cielo aperto. Numericamente e per estensione, Modena fa la parte del leone in materia di aree industriali dismesse. Ma i casi non mancano in nessuno dei principali comuni modenesi.
L’ex salumificio Samis-Bellentani di Massa Finalese, fondata nel 1936, per quasi mezzo secolo è stata una delle più grandi realtà industriali della Bassa Modenese. Ora è un gigante abbandonato lungo la strada provinciale, che campeggia spettrale e imponente ed attende da oltre 35 anni un piano di riconversione. E nel frattempo le migliaia di metri quadrati dell’area sono state trasformate in una discarica abusiva di rifiuti.
L’area dell’ex ceramica Campanella a Pavullo, oggetto di un piano particolareggiato approvato addirittura 29 anni fa, aspetta ancora, in parte, la sua riqualificazione e destinazione definitiva. Migliaia di metri quadrati, tra il centro commerciale “La Campanella” ed il centro “Ariete”, sono transennati da anni e danno ospitalità a rottami e rifiuti di ogni genere.

Foto di Marco Amendola
La via per trasformare l’area dove insistevano i capannoni della ceramica Cisa-Cerdisa è ancora lunga. Le aree dell’intero comparto si estendono per quasi 400 mila metri quadrati, a cavallo dei territori sassolese e fioranese. In un quarto di secolo nessun progetto di riconversione ha visto la luce. Ed è proprio di poche settimane fa la notizia dell’approvazione, da parte dei comuni di Sassuolo e Fiorano, di un ordine del giorno congiunto che mirerebbe ad accelerare la riconsegna dell’immensa area alle comunità del comprensorio ceramico.
Dall’ex Benfra all’ex Pro Latte, dall’ex Vinacce all’ex Mercato Bestiame, passando per l’ex Benfra, l’ex Corni e l’ex Consorzio Agrario. Sono alcuni dei grandi comparti industriali di Modena, tramontati da decenni. Situati nella cosiddetta fascia ferroviaria, la loro riqualificazione, avviata con un piano del 1999 su circa 800 mila metri quadrati, è sostanzialmente incompiuta. E il degrado avanza, in tutte le sue sfaccettature.

Foto di Marco Amendola
Emblematica la situazione nei 20 ettari dell’ex Mercato Bestiame. Qui hanno visto la luce alcune palazzine e villette a schiera. Ma domina la desolazione e la sporcizia. Mentre al centro del comparto si staglia lo scheletro di una serie di edifici che sembra abbiano subito un bombardamento. I cantieri, poi, sono stati abbandonati da ben otto anni.
L’area ex Pro Latte, che occupa 14 mila metri quadrati, avrebbe dovuto essere destinata a verde urbano e alloggi di edilizia popolare. Per ora, però, ci sono solo rifiuti e resti delle demolizioni effettuate.
Non si può poi dimenticare lo stabilmente delle ex Fonderie, che ormai cade a pezzi. Oggetto di svariati progetti di

Foto di Marco Amendola
riqualificazione, finiti regolarmente in carta straccia, da oltre venti anni è senza dubbio l’emblema del degrado della città.
Ma ci sono anche piccoli-grandi esempi, sempre a Modena, di aree in avanzato stato di degrado. Su tutte, l’area di fronte alla sede di Confcommercio. Di proprietà privata, avrebbe dovuto ospitare una torre gemella di quella dello stabilimento Maserati. Ma da quasi venti anni è terra di nessuno, vocata ad attività di spaccio e prostituzione. E tutto avviene sotto gli occhi sbalorditi di migliaia di turisti italiani e stranieri che là transitano per andare a visitare il Mef.