La ristorazione “parallela”, che spesso sfocia in vere e proprie forme di abusivismo, con l’arrivo della bella stagione, si ripresenta più rigogliosa che mai. E’ fatta di circoli che organizzano lasagnate, tigellate o borlengate per centinaia di persone; di sagre che dovrebbero fare promozione delle eccellenze agroalimentari e non avere alcun scopo di lucro, ma che invece sconfinano nella ristorazione a pagamento; di agriturismo che mettono in piedi feste private con catering esterno; di associazioni di volontari che mettono in piedi punti di ristoro in occasione di eventi sportivi.

Da anni Confcommercio Modena denuncia in tutte le sedi e in tutte le “salse” il fenomeno delle tante e sempre più rigogliose “zone grigie” nel comparto della ristorazione, che hanno assunto, anche nella nostra provincia, dimensioni rilevanti: recenti stime fanno ritenere che valgano circa il 15% di quello ufficiale, per un volume di affari annuo pari ad almeno 60 milioni di euro.

Bisogna definitivamente comprendere che ristoranti in falsi agriturismo, bar-ristoranti in circoli culturali o in circoli sportivi-ricreativi aperti però al pubblico e finte sagre, fanno male al mercato legale alterandone le regole di sana concorrenza, e naturalmente anche all’erario, visto che sottraggono alle casse pubbliche, ogni anno, solo per la nostra provincia, decine di milioni di euro.

Sul tema specifico delle sagre, poi, da anni Confcommercio chiede, coerentemente con il dettato di una legge regionale varata nel 2013, che le Amministrazioni Comunali approvino un regolamento e il previsto calendario annuale: ma nella grandissima parte dei casi nessun provvedimento è stato ad oggi adottato.

Eppure dovrebbe essere di tutta evidenza che far emergere il buco nero dell’abusivismo nella ristorazione, significherebbe non solo ripristinare le corrette regole del gioco, ma anche poter recuperare risorse da destinare, ad esempio, a progetti di sviluppo, a investimenti, così come all’abbattimento, parziale, della tassazione su imprese e cittadini.